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Notte prima degli esami è la canzone di Venditti che rimarrà più a lungo nella memoria delle generazioni.
Più di Sotto il segno dei pesci, più di Roma Capoccia, più di Lilli.
Rimarrà perché al contrario delle altre canzoni, rappresenta un momento della vita di ognuno di noi, non un momento storico o sociale che può più o meno essere ricordato o condiviso.
Rappresenta, oggi come nel 1984, 35 anni fa, i sogni, le speranze, le paure di un’età e continuerà a farlo anche tra altri 35 anni.
Questa è sicuramente la canzone che più mi ha segnato di Venditti e che ancora oggi, nel risentirla, mi emoziona profondamente, nonostante io sia cresciuta con il miglior repertorio del cantautore romano.
Questa è la canzone che sancisce dei concetti chiave che sarebbero stati degli input importanti della mia vita, primo tra tutti ‘La Matematica non sarà mai il mio mestiere’, che sentivo e sento ancora come frase mia.
Ma anche ‘le cosce tese, chiuse come le chiese quando ti vuoi confessare’, o ‘come i pini di Roma, la vita non li spezza’.
Ogni volta, nel risentirla questa canzone, sembra uscita dalla mia testa di dodicenne di allora e di adolescente di poi, che si chiedeva preoccupata ‘come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati’, non perché portassi gli occhiali e temessi di rimanere zitella, ma piuttosto perché trovavo orribile e terribilmente noioso sposare un avvocato.
Questo pensavo vedendo la nuova versione del video della canzone e, lo confesso, rimanendo infastidita dall’ambientazione veneta di una canzone che insieme all’adolescenza celebra Roma.
Poi, invece, ho capito.
È Notte prima degli esami che non è più di Venditti, di quei ‘quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla’, non è più di Roma, non è più di una generazione.
Notte prima degli esami è ormai un patrimonio collettivo e continuerà ad esserlo, per i ragazzi dell’84, per quelli del 2000, del 2020 e così via.
I quattro ragazzi non sono più solo di Roma, ma anche di Milano, Palermo, Cagliari, Isernia, Aosta…
E ognuno ci vedrà i propri sogni, le proprie ‘bombe delle sei’, i propri esami di maturità, il proprio amore, la propria adolescenza e incoscienza.
E dopo 35 anni, riascoltandola, li vivrà ancora, come noi oggi, e magari farà questa stessa mia riflessione.
Se l’amore è amore…
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