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Berlusconi batte gli italiani 1-0…
…ai tempi supplementari
Dall’inviata Mediaset che si commuove al coro ‘Chi non salta, comunista è‘, alla passerella dei funerali di stato con esame di abiti, accessori, espressioni, segni della croce e sguardi più o meno complici, credo che ieri, a questo funerale, si sia assistito a quello che è questo Paese in modo impietoso.
20 reti che trasmettevano in diretta i funerali, più gli speciali che da 3 giorni riempiono ogni trasmissione: il pasticcere di Silvio, il vecchietto che canta per Silvio, quello che gli fa le statuine a Napoli, il pizzettaro che una volta gli ha cucinato la pizza… mancava l’infermiera che gli aveva cambiato la flebo, ma sicuramente ci sarà stata pure quella ed è sfuggita a me che ho assistito a questo triste spettacolo per circa un quarto d’ora e poi, ancora una volta, ho benedetto la tv on demand e i canali streaming.
In mezzo al dramma di Boldi e Razza che non vengono fatti entrare ad Arcore, le sorridenti soubrette che fanno passerella per entrare al Duomo, i cori da stadio, i contestatori solitari (ed inutili come il resto del circo), in Italia si sta approvando l’ennesimo bavaglio per la stampa e l’ennesima legge salva corrotti.
Ma questo non fa spettacolo.
Non interessa.
È morto anche Francesco Nuti? “Vabbè, tanto stava male da tempo e poi chi se lo ricorda più, e poi che vuoi mettere uno come Berlusconi con Francesco Nuti?” è quello che leggevo stamattina in un commento. Nuti, per questioni di salute ormai fuori dai circuiti dello show system è dimenticato, inesistente per le giovani generazioni, retaggio di nostalgici 50enni e indegno anche di un semplice titolo a ricordo di quello che è stato nei palinsesti nazionali.
Ubi maior, minor cessat.
A Roma 5 ragazzi, per guadagnare follower su YouTube, noleggiano un suv Lamborghini e sfrecciano a 100 km/h per le vie della città per 50 ore. Prendono in pieno una smart con una donna di 29 anni e i suoi due bambini appena usciti da scuola e uccidono il più piccolo di 5 anni.
Nemmeno questo è importante però.
Eppure è il sintomo di cosa siamo diventati proprio grazie alla ‘rivoluzione berlusconiana’ in cui l’apparire è più importante dell’essere, in cui il contenitore è più importante del contenuto.
Oggi è normale che pur di fare visualizzazioni su YouTube o su un altro social si facciano cazzate (spendendo anche molti soldi) e si finisca per ammazzare un bambino.
Come in guerra: si chiamano danni collaterali.
Ormai li mettiamo in conto e non ci facciamo più caso.
Anzi, ora ci disturbano lo spettacolo corale del lutto nazionale.
Ora importa fare scena. Fare passerella. Come VIP o come sfigato da casa che ha come solo palcoscenico i social.
Quanti di quelli che piangono Silvio ora, definendolo come il più grande uomo politico italiano, lo hanno votato ultimamente?
Perché direi che i conti non tornano.
Tanta bava, tanto livore contro chi non è d’accordo con la santificazione del Re del Biscione e poi alle urne lo hanno scaricato tutti.
Sono lontani i tempi delle percentuali plebiscitarie, certo, ma anche lì, io me lo ricordo bene cosa successe non appena la stella fulgida di Milano 2 cominciò ad oscurarsi.
C’era la gara a dire ‘Nooo, io non l’ho votato mica! Ma che scherzi?‘
Alla fine non l’aveva votato nessuno, s’era votato da solo, quel quasi 70% era frutto dello Spirito Santo.
Perché noi italiani siamo così: incoerenti, falsi e opportunisti.
Sul carro del vincitore ci fiondiamo senza farci domande, sicuri, come ci disse una volta una signora di Castel Gandolfo durante la campagna elettorale del 2001, che: ‘Se Silvio ha fatto tutti questi soldi, li farà fare anche a me!” (ricordate Loredana Cianfanelli e Vincenzo Vita?). Però poi se le aspettative non trovano riscontro, tutti se ne lavano le mani, e magari finisci anche a testa in giù appeso in una piazza.
Eh sì, questi siamo noi italiani.
Che oggi siamo paladini di Silvio, ma che fino a qualche giorno fa dicevamo (e scrivevamo): ‘Ormai Berlusconi è tramontato, ha fatto il suo tempo, è più causa di imbarazzo che altro” e ora, sull’onda di chi la spara più grossa per palesare la sua finta-lealtà, piangiamo contriti su ‘Come faremo senza Silvio?‘.
A me questo atteggiamento bipolare sembra una grande presa in giro e una mancanza di rispetto anche per Silvio Berlusconi stesso.
Ovviamente, Berlusconi su questa schizofrenia opportunista degli italiani ha costruito un impero, ma non gliene faccio una colpa. Se ha fatto quello che ha fatto, seppur da me assolutamente non condivisibile, è perché gli italiani gli hanno permesso di farlo, applaudendolo ed incitandolo.
A difenderlo nei processi bunga bunga con le minorenni, troviamo le pie donne di chiesa, onorate e fedeli, le stesse che puntano il dito sui divorziati negando loro la comunione o gridano allo scandalo per la pedofilia (basta che non implichi preti).
A difenderlo nei processi per truffa, corruzione e evasione fiscale troviamo i poveracci che non arrivano a fine mese e gli statali ipertassati.
A difenderlo per le frasi sessiste e per la visione della donna, sempre come bella statuina da esibire, ma poco importante che sappia usare il cervello, sono per prime le donne, innamorate dello chansonier ricco, le stesse probabilmente che sospirano di nascosto dietro alle pagine delle 50 sfumature di grigio.
Questo è alla fine un grande show. Sicuramente in stile Berlusconi e secondo me gli sarebbe anche piaciuto, ma da qui a parlare di rispetto ce ne vuole.
Così non si è avuto rispetto per Berlusconi, lo si è forse compiaciuto auspicando un immaginario consenso dall’aldilà, ma si è voluto solo fare l’ennesimo sfoggio di presenze, potere, banalità.
Chi sta con chi, chi c’era e chi no, chi ha fatto cosa, chi ha detto cosa…
Tutte chiacchiere.
Berlusconi, secondo me, va al di là di questo teatrino insulso.
È un fenomeno da studiare e studiato a livello sociologico e nella comunicazione, perché sicuramente meglio di chiunque altro ha saputo interpretare la pancia della maggior parte degli italiani, cambiando la percezione della morale comune e dell’etica politica.
Con Berlusconi è iniziato il famoso processo di ‘sdoganamento’ che ha cancellato tutti gli insegnamenti morali che venivano dalla politica del mondo classico.
Questo significa che di zozzerie se ne facevano, eccome, anche prima (ricordo sempre un episodio per tutti: l’omicidio di Wilma Montesi e se non lo conoscete, vi consiglio di andarvelo a cercare), ma c’era quella barriera invalicabile per cui si doveva comunque dare un esempio di corretta moralità, spinto ad oltranza dalla Chiesa Cattolica, che non era da meno in nefandezze nascoste.
Berlusconi ha detto agli italiani: siate come volete, brutti, sporchi e cattivi, va bene uguale, non vi vergognate, se poi da questo riuscite a godervi la vita e farci i soldi, meglio per voi, perché il fine giustifica i mezzi.
E gli italiani non aspettavano che questo.
Bisogna riconoscerlo ed è questo che lo farà davvero restare nei libri di Storia.
Non mi trovo in quella parte di popolazione, ovviamente, ma sarebbe da idioti negare un’evidenza così macroscopica.
Ora fare quelli che piangono un grand’uomo di cui non si capisce la grandezza, mi pare decisamente fuori luogo.
Il lutto nazionale rimane un’ostentazione di potere del Governo che ha aperto i giochi per chi deve appropriarsi della ridimensionata eredità del Cavagliere.
Secondo me, Berlusconi non si meritava questo. Umanamente. Non c’è rispetto ad usarlo ancora per apparire, per conquistare posizioni politiche o imprenditoriali.
È stato circondato da cortigiani e cortigiane tutta la vita che miravano ad ottenere favori, lasciti, posti, cariche politiche, avrei preferito un po’ di sobrietà almeno nel momento della morte. Ma magari lui avrebbe apprezzato.
Del resto era abbastanza intelligente da sapere da solo il perché di tanti servi sciocchi alla sua corte e ci scherzava anche sopra.
Quindi, come tutti noi, avrà conosciuto bene il detto ‘bugiardo come una lapide‘ e si sarebbe aspettato tutto questo.
In effetti, se ci pensiamo bene, anche in questo triste circo ha vinto lui: tutti questi tristi figuri accorsi al suo capezzale facendo passerella hanno avuto bisogno di lui persino da morto e forse è questa la sua vera grandezza: ergersi dinnanzi a tanta poraccitudine anche in questo momento.
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