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Ci ha lasciato Sergio Zavoli.
Lontana da casa, non mi è possibile postare la foto mentre lo intervisto, una foto che conservo gelosamente, una foto di 28 anni fa.
Fu un’emozione indicibile per una ragazzina di 20 anni intervistare una pietra miliare del giornalismo e avevo il terrore di sembrare una sciocca.
Zavoli si accorse del mio nervosismo e mi chiese perché. Gli spiegai che nonostante fossi davvero onorata da quell’intervista, non mi sentivo all’altezza, io di fare domande a lui.
La risposta fu meravigliosa, come era meraviglioso Zavoli. Con un tono dolcissimo mi disse che non importava chi avevo davanti, perché nel momento che ero io a fare le domande, ero io che avrei avuto la regia e poi mi disse che le prime due domande che gli avevo fatto erano state le uniche intelligenti ricevute in quella giornata di domande standardizzate e sempre uguali.
L’intervista ci fu, ma alla fine fu più una lunga chiacchierata sull’etica giornalistica, sui valori del giornalismo e le sue funzioni sociali e culturali.
Mi mise in guardia da tante situazioni che con gli anni ho davvero dovuto affrontare, dalle facili lusinghe e da chi cerca o crede di comprarti.
Mi parlò della coerenza a tutti i costi, anche quando costa, del giornalismo come servizio alla comunità.
Ancora oggi, a distanza di tanti anni, ricordo con emozione e tenerezza quel gigante che si fermò a dedicare tempo e saggezza ad una ragazzina imbarazzatissima.
Ancora oggi ricordo e applico quanto mi disse e fu un grande privilegio, tanti anni dopo, sapere da un amico comune che non solo si ricordava di me, della nostra chiacchierata, ma che si era addirittura preoccupato di assicurarsi che lavorassi ancora come giornalista (all’epoca lavorano regolarmente in un quotidiano) e ne era rimasto contento.
Ecco, questo è il mio ricordo di Sergio Zavoli.
La foto è rimasta a casa, ma lui lo porto sempre nel cuore.
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