CAPITOLO 7 DI THE VANISHED – DIMENTICATI

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THE VANISHED – DIMENTICATI

Finito il Capitolo 7 di The Vanished – Dimenticati.
Eccovene un piccolo assaggio.

“Beh, te ne sei andato ed ecco cosa è successo.”
“Avevo una buona ragione.”
“Speravo l’avresti detto, perché sono proprio interessata a sapere qual è.” La mia voce suonava strana. Era fredda e distante, non sembrava proprio la mia, ma non potevo farci niente. Presi un profondo respiro e provai a rilassare le mani.
“Hiro, puoi venire qui per favore?” Disse mio padre, rivolgendosi al ragazzino asiatico.
“Sai che non c’è bisogno che tu lo dica,” disse Hiro con una faccetta. “Hiro, vorrei che tu conoscessi mia figlia Mina. Anche lei è speciale e può fare cose speciali con la sua mente.”
“Non sta scherzando,” disse il ragazzo con i capelli in disordine e con quello strano senso dell’odorato, prendendo a calci l’erba.
Mio padre si girò verso di lui. “Lascia stare, Mike.” Il ragazzo sospirò e si accucciò vicino al ragazzino. “Mina può muovere le cose senza toccarle. La chiamano telecinesi.”
“So come si chiama,» disse Hiro. Parlava con una maturità spaventosa per la sua età. “L’ho già sentito.”
Non sapevo cosa stesse succedendo, ma potevo vedere mio padre che guardava in modo amorevole il bambino a cui non era in alcun modo imparentato. Era lui la ragione per cui mi aveva lasciato? Per aiutare un ragazzo che neanche conosceva? Io ero sua figlia!
Hiro mise le mani sulle orecchie. “Lei urla!”
“Mina, devi provare a non pensare.”
“Di cosa stai parlando?” Chiesi, esasperata. “Non posso smettere di pensare.”
“Devi provarci perché Hiro può sentire ogni parola che pensi. Lui può sentire tutti i tuoi pensieri e questo può essere davvero difficile per lui.”
Come per provare ciò che diceva mio padre, Hiro aggiunse, “Mike sta pensando che potrebbe batterti in un combattimento, Kitty sta pensando al tuo sapore e a quanto sarebbe facile seguire le tue tracce, il Professore sta pensando se mai lo perdonerai e tu ti stai chiedendo perché ti abbia lasciato per aiutare me.” Si fermò e abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, agitandosi sotto il braccio di mio padre. “Non posso farci niente.”
Hero annuì.
Non potevo odiarlo, non più. Immaginare il tipo di vita che doveva vivere; tutta la gente orribile lì fuori che pensava cose cattive e terribili. Mi ricordai dei delinquenti che vivevano nella baraccopoli dell’area 14 e anche della signora Murgatroyd. Rabbrividii.

cippicippi:
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